trattamento acqua

Oggi parliamo dei vari metodi che abbiamo a disposizione per controllare i valori del cloro in piscina, la sostanza più utilizzata per disinfettare l’acqua.

Per garantire una balneazione sicura, prevenire la formazione di microrganismi ed evitare irritazioni agli occhi e alle pelle, la percentuale di disinfettante in acqua deve  rimanere tra 0,7 e 1,5 ppm.

È quindi fondamentale conoscere con certezza la quantità di cloro presente per assicurare una corretta igiene della piscina e la trasparenza dell’acqua. I metodi di misurazione si dividono in manuali ed elettronici. Scopriamo come funzionano e quali sono i pro e i contro di ognuno.

Metodi manuali

I metodi di misurazione manuali sono ancora molto diffusi, soprattutto nel caso di piscine di piccole dimensioni e di quelle fuori terra.

Si basano su strumenti di tipo colorimetrico, ciò significa che utilizzano una scala di colori per rilevare il parametro.

Per misurare manualmente la percentuale di cloro in piscina, di solito occorre prelevare un campione d’acqua e aggiungere specifiche sostanze chimiche che reagiscono con il cloro oppure con il grado di basicità o alcalinità del campione.

Poi, si compara la gradazione di colore con una scala di valori prefissati ottenendo, in questo modo, un’indicazione della percentuale di cloro presente.

I metodi manuali principali sono il DPD e l’OTO.

Nel metodo OTO, la molecola reagisce con il cloro assumendo una colorazione tendente al giallo. Quanto più il colore è intenso, tanto più il cloro è presente con una concentrazione elevata.

Il DPD è particolarmente affidabile e prende il nome dalla Dietil-p-fenildiamina, la molecola utilizzata come reagente. Per analizzare la quantità di cloro, si sciolgono le apposite pastiglie in un contenitore e la molecola andrà a reagire prima con il cloro libero e poi con quello totale, in modo che si possano controllare entrambi comparando la colorazione ottenuta con i valori prefissati della scala colorimetrica.

Può capitare che la lettura del valore campione sia fuori scala.

In questo caso, non potendo effettuare una valutazione corretta, si procede diluendo il campione della metà con acqua distillata e ripetendo la misurazione. Il risultato deve essere raddoppiato e occorre ripetere l’operazione fino a quando si riesce a effettuare una lettura corretta (ricordandosi sempre di moltiplicare il risultato ottenuto per il numero di diluizioni effettuate).

Metodi di analisi elettronici

Di norma, i metodi elettronici sono i più affidabili poiché assicurano quella precisione e costanza che i metodi manuali non potranno mai eguagliare.

I metodi principali sono il metodo amperometrico, il metodo colorimetrico e il fotometro.

Si basano sulle centraline di analisi che, se fino a poco tempo fa avevano un costo elevato, oggi sono facilmente acquistabili grazie a prezzi più convenienti.

Innanzitutto, specifichiamo che il cloro in piscina si trova sotto forma di composto, l’acido ipocloroso, che deriva dalla soluzione in acqua dei prodotti chimici versati. Le centraline, quindi, misurano la quantità di cloro libero (acido ipocloroso).

Con il metodo amperometrico, la centralina rileva la quantità di corrente che fluisce in una soluzione precedentemente agitata e il processo di ossidazione che ne deriva.

Con il metodo colorimetrico, invece, la centralina sfrutta il metodo DPD (che si impiega nella misurazione manuale) in versione elettronica calcolando il valore di acido ipocloroso presente nella soluzione.

Il Fotometro è uno strumento elettronico con cui è possibile effettuare misure colorimetriche analizzando il cloro libero, quello totale e anche il PH.

Immergendo il dispositivo in acqua, la camera di misurazione viene riempita e, aggiungendo il reagente in pastiglie, si ottiene la tipica colorazione che sarà misurata secondo il principio fotometrico e il risultato comparirà sul display.

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